- Sostenibilità: partendo, senza cedere, dai diritti delle persone, occorre farsi carico dei bisogni in un ottica negoziale, in cui le soluzioni vengano costruite insieme e non siano date come precostituite. Nello spazio di co-progettazione che si apre, è possibile pensare anche a soluzioni di co-finanziamento e di programmazione pluriennale (ad es, attivando interventi precoci di orientamento e formazione specifica, già durante gli anni scolastici; oppure progettando attività legate all’autonomia ed alla riduzione delle dipendenza, sia in ambito domiciliare che in funzione dell’utilizzo di un possibile servizio residenziale…)
- Accessibilità: le attività previste devono essere legate a progetti individuali, con tempi e modi definiti, affinchè siano possibili cambiamenti, che seguano il percorso di vita della persona e del suo contesto di vita; allo stesso modo, il servizio deve prevedere un utilizzo funzionale, e non rigido, delle risorse a disposizione: spazi, tempi, attrezzature, risorse professionali, ecc…, con l’obiettivo di integrare tali risorse ed accrescerne la valenza progettuale (ad es, i laboratori attrezzati del Centro socioeducativo possono essere utilizzati nel pomeriggio per svolgere attività con persone del servizio educativo domiciliare, ecc….)
- Partecipazione: il servizio deve essere aperto e frequentato da persone (non necessariamente con disabilità!) che ne utilizzano le opportunità ed i servizi che mette a disposizione. Deve far propri concetti quali la non esclusività (perché, quando si parla di persone con disabilità, l’esclusività ha sempre troppe assonanze con l’esclusione…); la co-progettazione, intesa come collaborazione attiva dei vari soggetti, in base alla vicinanza con la persona con disabilità ed alle proprie competenze tecniche ed istituzionali; l’interdipendenza, intesa come consapevolezza che soltanto dal vincolo reciproco è possibile ottenere vantaggi che individualmente non sono raggiungibili.